Anche se può non essere intuitivo, il legno naturale è un materiale caratterizzato da uno dei più alti rapporti di “resistenza/ peso”, addirittura paragonabile a quello del ferro.

A differenza di quest’ultimo, però, è un materiale naturale ed organico, quindi “vivo”, che interagisce con le condizioni dell’ambiente in cui si trova; quindi, si pone in un equilibrio naturale con il caldo, il freddo, l’umidità , variando più o meno visibilmente le proprie caratteristiche fisico/meccaniche.

E’ notorio che il legno adegua continuamente il proprio grado di umidità in funzione di quello ambientale, e che può presentare deformazioni e/o fessurazioni a seguito della stagionatura successiva al taglio (e ciò in funzione del rilascio di stati tensionali interni al tronco preesistenti al taglio stesso).

E’, dunque, indispensabile utilizzare legnami ben stagionati (anche stoccati per diversi mesi dopo il taglio) in modo da lasciare piena libertà e tempo ai “pezzi tagliati” di potersi lievemente deformare (se avessero bisogno di farlo) prima delle fasi di lavorazione, ed avere quindi possibilità di selezionare il materiale da lavorare e trasformare eliminandone definitivamente eventuali imperfezioni.

Ovviamente, a seconda della specie e delle famiglie di legno (essenze naturali) e dunque delle specifiche caratteristiche fisico/ meccaniche, questo materiale può essere usato per diverse finalità: costruzioni, arredamenti, ornamenti, etc.

Ha un peso specifico parecchio variabile a seconda delle specie legnose; in linea di massima per i serramenti, in ordine crescente: l’abete (≈ 460 kg/m3), il pino (≈ 520 kg/m3), il mogano (da ≈ 560 kg/m3 a ≈ 680 kg/m3), il castagno (≈ 600 kg/ m3), il rovere (≈ 710 kg/m3).

Le tonalità di colorazione sono del tutto naturali e quindi cromaticamente caratterizzate da varietà di colore e/o di venature, più o meno marcate a seconda del tipo di legno e della grandezza dei tronchi; caratteristica fisiologica, questa, di un materiale vivo ed emozionante come il legno.

Un doveroso accenno va fatto sull’argomento della stabilità meccanica del legno “lamellare” : questo non è altro che una sorta di ricostituzione dell’equilibrio tensionale del tronco naturale (prima del taglio e dello sfettamento), realizzato, nel caso dei profili per serramenti, da tre lamelle incollare tra loro (con colle e procedimenti speciali).

La stabilità meccanica non deriva da quella che sembra essersi diffusamente insinuata come spiegazione nell’immaginario collettivo, e cioè che posizionando le due lamelle esterne con le fibre contrapposte e quella centrale neutra, gli eventuali effetti di tensioni deformazionali residue nelle fibre vengono reciprocamente ad annullarsi per effetto della contrapposizione con la quale sono state montate le lamelle esterne; ciò perché altrimenti la maggior parte della produzione di lamellare non funzionerebbe bene, considerato che i 2/3 della produzione non presenta, per constatazione reale, la “famosa” contrapposizione di fibre per le lamelle esterne.

La effettiva spiegazione della stabilità del lamellare, invece, è insita nel fatto che:

  • le singole lamelle sciolte risultano più sottili (circa 25÷30 mm) dei profili massello (circa 75÷90 mm), e perciò sono più facilmente ed efficacemente essiccabili, e pertanto esauriscono praticamente del tutto la necessità fisiologica di deformarsi dopo la loro prima profilatura (fenomeno, questo, che si manifesta inevitabilmente, in maniera più o meno percettibile);
  • prima di essere incollate tra loro, le lamelle vengono ricalibrate e rettilineizzate, e quindi il risultato del composto dopo l’incollaggio è somma di tre pezzi che non “devono/vogliono” più deformarsi;
  • conseguentemente, data l’ormai assenza di tensioni residue, il pezzo di lamellare composto risulta naturalmente molto stabile.

Inoltre, è bene evidenziare le seguenti principali peculiarità del legno nell’ambito di applicazione della costruzione di serramenti.

Le venature

Tutte le specie legnose sono caratterizzate, in diverso modo ed intensità, dalla presenza di venature più o meno regolari, che ne costituiscono (insieme ai nodi) la peculiarità e la bellezza.

A seconda della grandezza dei tronchi da cui provengono i pezzi costituenti i serramenti (di spessore circa 80 mm) tali venature sono più o meno evidenti: per tronchi di grosso diametro (0,8÷1,4 m, come quello del mogano), sulla predetta larghezza di un pezzo di circa 80 mm di spessore la venatura è molto più regolare ed uniforme, quasi impercettibile, rispetto a quella che invece si vede irregolare su un pezzo proveniente da tronchi di piccolo diametro (0,3÷0,5 m, come quello del pino).

E’, quindi, di tutta evidenza che le venature sono caratteristiche fisiologiche del legno, variabili a seconda della specie utilizzata. Tali venature, comunque, sin dalla fase di prima profilatura dei tronchi, sono ammesse solo se non compromettenti la funzionalità e la resistenza meccanica dei pezzi lignei.

La presenza di nodi

Tutti i tronchi hanno i rami, ed i nodi altro non sono che la parte interna dei rami nel tronco. Sono, quindi, una caratteristica più o meno evidente (a seconda della specie e della grandezza del tronco e dei rami) del materiale ligneo, e non costituiscono parti di degrado se si presentano compatti e vivi; eventuali nodi non compatti (cosiddetti “morti”) ed a rischio di distacco sono comunque rispristinabili, dopo le fasi di profilatura, con normali tecniche di falegnameria (con apposite colle e stucchi).

Le fuoriuscite di resina

Essendo un materiale vivo, per alcune specie legnose (pino, abete, douglass, conifere in genere) più che per altre, è possibile che nei tronchi siano presenti piccole sacche di resina, che potrebbe fuoriuscire dopo un certo periodo dalla ultima lavorazione asportante materiale; tali eventuali piccole fuoriuscite, del tutto naturali, non sono da considerarsi come dei difetti.

Peraltro, per gli infissi verniciati all’acqua, e perciò con i pori rimasti aperti dopo la verniciatura, tali piccole fuoriuscite di resina sono ancora più libere e naturali.

Le variazioni di tonalità di colore Per la sua naturale composizione non omogenea il legno presenta già al naturale variazioni cromatiche di colorazione più o meno evidenti, sul singolo pezzo e da pezzo a pezzo, in dipendenza delle varie specie (ad esempio, il pino è di colore molto più omogeneo rispetto al mogano).
Pertanto, essendo disomogenea la base naturale su cui va ad applicarsi la verniciatura (mordenzatura) è del tutto consequenziale che le colorazioni del prodotto “serramento” finale non possono essere perfettamente omogenee ed uguali ai tipi campione (cartelle colore), specie nel caso di mordenzature chiare. E’ poi da considerarsi che l’esposizione nel tempo alla luce solare ed agli agenti atmosferici può far modificare, talvolta anche in maniera significativa a seconda delle particolari esposizioni, le tonalità di colorazione (cosa, questa, che avviene inevitabilmente, seppur con minore intensità, anche per altri manufatti: automobili, facciate di fabbricati, etc.).

Le deformazioni È notorio che tutti i materiali subiscono piccolissime variazioni dimensionali in funzione della temperatura; il legno, essendo anche igroscopico (in quanto si uniforma continuamente alla umidità ambientale) , è ancora più soggetto alle predette variazioni dimensionali, che in caso di particolari situazioni climatiche (alta temperatura e molta umidità) possono assumere valori significativi (1÷1,5 mm su dimensioni di 150÷200 cm).
È quindi molto importante per i serramenti l’adozione di ferramenta con cerniere regolabili e con più punti di chiusura, montata su ante aventi la giusta tolleranza di aria con le battute dei telai; battute che sono rese ermetiche con guarnizioni in speciale materiale plastico (elastomeri termoplastici), capaci di mantenere nel tempo le stesse caratteristiche pur in presenza delle predette inevitabili piccole deformazioni.

Infine, si vuole solo evidenziare che, così come per altri manufatti di vario genere, l’uso e la manutenzione sono essenziali per una lunga funzionalità dei serramenti; è quindi importante essere cosapevoli che gli infissi esterni lasciati per molto tempo chiusi e abbandonati a se stessi possono subire naturali degradi e deformazioni, indotti dalla aggressione derivante dalla lunga esposizione agli agenti atmosferici ed ai raggi ultravioletti del sole.